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Abitare la Terra 2030 è un servizio di informazione gratuito curato da Fondazione Fontana onlus e sostenuto dal Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani assieme al Non Profit Network-CSV Trentino. Fondato sui temi della promozione e sviluppo del volontariato, della cooperazione internazionale e tutela dei diritti e promozione della pace, si muove nella cornice dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.

Intrecci possibili per contrastare le nuove solitudini

di Marzio Fait

 

La solitudine viene spesso raccontata come una condizione individuale. Eppure, in molti contesti emerge sempre più chiaramente come un fenomeno strutturale, che sembra avere ricadute sul benessere collettivo e sulla coesione sociale.

In Trentino, 25 mila anziani vivono a rischio isolamento. Già prima della pandemia, il 16% dichiarava di sentirsi solo e il 65% faticava a partecipare alla vita comunitaria. Il problema, però, non riguarda solo la terza età: secondo l’Azienda provinciale per i servizi sanitari, il 13% dei giovani trentini si sente solo.

Tra le persone più esposte ci sono anche i caregiver familiari, ossia chi si prende cura, spesso in solitudine, di un parente non autosufficiente; o ancora chi ha una disabilità o affronta delle difficoltà economiche.
In questi casi, l’isolamento relazionale non è solo la conseguenza di una vulnerabilità, ma può addirittura diventarne un moltiplicatore.

Per provare a contrastare queste nuove solitudini, la Fondazione Trentina per il Volontariato Sociale – Ente Filantropico ha lanciato il bando “Intrecci possibili”. Ne abbiamo parlato con la presidente Donatella Turrina e con la referente dell’area progetti Sara Sollecito.

 

Donatella Turrina. La nuova edizione di Intrecci possibili parla di nuove solitudini. Che cosa si intende con questo termine?

Donatella Turrina: La solitudine è un tema che riguarda da sempre la nostra società. Ne hanno parlato scrittori, poeti, pittori e cantanti. Ogni forma artistica e filosofica si è espressa con parole e immagini per rappresentare, a suo modo, l’esperienza dello stare soli. Oggi, però, ha assunto un altro senso. Non è più soltanto una condizione individuale, bensì un fenomeno sociale diffuso, come ci dicono anche la pedagogia, la psicologia e la letteratura. È per questo che preferiamo parlare di “solitudini” al plurale, perché si manifesta con volti diversi, spesso in contesti inediti.

Le solitudini non sono un concetto astratto, ma qualcosa di concreto, che si sente e si percepisce. E possono far male, fino a tormentare o distruggere. Pensiamo, ad esempio, al drammatico tema dei suicidi.

La scelta di dedicarci a questo tema nasce da un sentire condiviso all’interno della Fondazione, da ciò che ascoltiamo nei racconti delle associazioni che ogni giorno affiancano anziani, giovani, migranti, persone malate, ma anche da una lettura della documentazione a livello nazionale, europeo e internazionale, dove ci sono esempi molto concreti, come l’istituzione del Ministero della Solitudine in Gran Bretagna.

Il nostro obiettivo è guardare con attenzione a tutto questo, per capire come intervenire e come possiamo generare cambiamento.

 

Presidente Turrina parla con persona di spalle.

La Presidente Donatella Turrina (Foto – Fondazione Trentina per il Volontariato Sociale).

Chi sono le persone che soffrono maggiormente di questa condizione?

Donatella Turrina: Le solitudini di oggi non si manifestano solo nei casi di disagio più evidente. Come dicevamo, colpiscono persone molto diverse tra loro, anche in contesti insospettabili. Pensiamo ai professionisti della sanità, che operano con carichi di lavoro pesanti, organici ridotti e una sensazione diffusa di solitudine professionale.
Ma pensiamo anche, ad esempio, agli insegnanti, che si trovano a gestire situazioni sempre più complesse, spesso senza disporre di strumenti adeguati.

Un’altra figura particolarmente esposta è quella dei caregiver, che sono soprattutto donne. Sono persone che si prendono cura dei figli, della famiglia, dei genitori anziani o di persone con disabilità. E spesso lo fanno mentre sono nel pieno della loro carriera. Un doppio carico che può generare isolamento e stanchezza cronica, specie quando mancano reti di supporto adeguate.

Non possiamo dimenticare i giovani, gli anziani, le persone affette da malattie psichiatriche. E anche gli ex-detenuti, in particolare chi esce dal carcere e si ritrova isolato, senza punti di riferimento.

Infine, c’è chi vive una solitudine profonda dopo un lutto. L’elaborazione della perdita è un tema che spesso si evita, ma che, se non affrontato, può generare patologie e ulteriori forme di isolamento.

Con il bando “Intrecci Possibili”, vogliamo provare ad accendere i riflettori su queste forme di solitudine. Ma non solo. Come Fondazione, vorremmo contribuire alla creazione di un tavolo di lavoro per affrontare il tema in modo trasversale, insieme ad associazioni, enti, istituzioni, agenzie profit e singoli cittadini. Con l’obiettivo di arrivare a costruire una proposta strutturata da presentare alla pubblica amministrazione, affinché il tema delle nuove solitudini venga riconosciuto come prioritario nell’agenda dei decisori politici.

 

Sara Sollecito. In che cosa consiste il bando e quali prerequisiti ci sono per partecipare?

Sara Sollecito: Pur rimanendo aperto a qualsiasi proposta che riguardi il tema, quest’anno il bando individua tre linee d’intervento prioritarie, ossia il dialogo intergenerazionale, l’accompagnamento e il supporto a caregiver e il sostegno a spazi di socializzazione e luoghi di comunità.

Il bando si rivolge ad organizzazioni e realtà con sede legale o operativa in Provincia di Trento e richiede il coinvolgimento di almeno tre soggetti nella rete di progetto. Il capofila deve essere un Ente del Terzo Settore, ma gli altri partner possono essere scuole, enti pubblici o gruppi informali, tanto che spesso le reti che si formano sono anche molto ampie.

I progetti devono concludersi entro 12 mesi dall’avvio e il budget complessivo messo a disposizione per il bando è di 60.000 euro.

Per partecipare, le associazioni capofila devono prendere parte a uno sportello di progettazione e consulenza gestito da Svolta, spazio di progettazione sociale nato dalla collaborazione tra la nostra Fondazione, CSV Trentino e Fondazione Caritro. L’incontro serve soprattutto a capire come il progetto può rientrare nelle linee d’intervento del bando e offre un supporto concreto nella stesura.

I progetti definitivi dovranno poi essere inviati dal soggetto capofila entro il 10 ottobre 2025.

 

Donatella Turrina. La Fondazione trentina per il volontariato ha una storia molto lunga. Ce la potete raccontare? Quali sono i vostri capisaldi?

Donatella Turrina: La Fondazione è un ente filantropico con una lunga storia. È nata nel 1998 per volontà della Società di Mutuo Soccorso Artieri di Trento, costituita nel 1852 e attiva per ben 145 anni.
Al raggiungimento dei suoi obiettivi originari, e in un contesto sociale ormai profondamente mutato, l’organo direttivo decise di scioglierla e destinare il patrimonio alla nascita di una nuova fondazione.

Da allora, la Fondazione Trentina per il Volontariato Sociale è patrocinata da Caritro, che eroga ogni anno un contributo che ci permette di operare e di supportare concretamente numerose realtà del Terzo Settore.

Nel 2023 abbiamo modificato lo Statuto e siamo diventati ufficialmente Ente Filantropico, riconoscendo formalmente il ruolo della Fondazione come soggetto erogatore di risorse per il bene comune.

Oggi, quindi, non ci limitiamo a sostenere economicamente progetti sociali rivolti alle persone più fragili, ma ci occupiamo anche di promuovere la cultura del volontariato, di collaborare con enti pubblici e privati e di intercettare quelli che sono i nuovi bisogni, per progettare risposte concrete, che siano in sintonia con i mutamenti sociali, culturali ed economici.

Le parole che guidano il nostro operato, ereditate in parte anche dall’esperienza precedente, sono: “prossimità, comunità, accoglienza, solidarietà e mutualità”.

 

Persone in piedi davanti al pubblico

Cerimonia di premiazione dellla 15° ed. a “Infusione Impresa Sociale” per il progetto “Indovina chi viene a pranzo?” (Foto – Fondazione Trentina per il Volontariato Sociale).

Quali sono i vostri campi d’intervento e quali passi volete intraprendere in futuro?

Donatella Turrina: Al momento portiamo avanti un’ampia rete di attività, articolata principalmente in due ambiti, ossia l’erogazione di contributi e la realizzazione di progettualità proprie.

Oltre al bando Intrecci Possibili, tra le opportunità che offriamo c’è Formati su misura, una linea di finanziamento “on demand” pensata per le associazioni che desiderano avviare percorsi formativi specifici. Ogni anno, inoltre, promuoviamo il Premio Solidarietà, giunto alla sedicesima edizione, con l’obiettivo di valorizzare i progetti sociali più significativi del nostro territorio.

Tra le iniziative attualmente in corso, una delle più rilevanti è il progetto Sex Offender Treatment, realizzato in collaborazione con la Fondazione Caritro. L’intervento prevede la formazione di volontari che, affiancando psicoterapeuti specializzati, supportano i detenuti della Casa Circondariale di Trento condannati per reati sessuali in un percorso di psicoterapia individuale e di gruppo, con l’obiettivo di accompagnare le persone coinvolte verso una presa di coscienza e responsabilità rispetto al reato commesso, prevenire la recidiva e favorire il difficile reinserimento nella società.

Stiamo anche lavorando a un nuovo progetto, in collaborazione con l’Università di Trento, per formare volontari capaci di riconoscere e prevenire situazioni di rischio per donne e ragazze durante grandi eventi pubblici. Una prima sperimentazione dovrebbe partire a breve, grazie alla collaborazione con gli organizzatori di Poplar e con il gruppo Alpini di Trento.

Per quanto riguarda il futuro, pur avendo una storia lunga alle spalle, ci definiamo una fondazione in evoluzione. Non vogliamo essere semplicemente innovativi, ma restare in ascolto, leggere i cambiamenti e adattarci, per continuare a essere utili. Sappiamo però che da soli non possiamo bastare. Per questo, riteniamo essenziale costruire alleanze solide con le istituzioni pubbliche, il mondo del non profit, le realtà del volontariato sociale e, naturalmente, con il nostro ente patrocinatore, la Fondazione Caritro.

Anche con risorse limitate, vogliamo essere un motore di stimolo per il territorio.Vogliamo offrire occasioni di crescita e formazione, sostenere progetti, attivare collaborazioni significative. Promuovere i valori in cui crediamo profondamente: prossimità, accoglienza, solidarietà, mutualità.

Come Presidente, ma soprattutto come persona, sono convinta che, se ogni organizzazione riuscisse a tradurre questi principi in azioni concrete, potremmo davvero contribuire alla costruzione di una società più giusta. A partire da Trento. E, perché no, anche oltre.