Per avere successo, l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile richiede partenariati tra governi, settore privato e società civile. Queste collaborazioni inclusive, costruite su principi e valori, su una visione comune e su obiettivi condivisi, che mettano al centro le persone e il pianeta, sono necessarie a livello globale, regionale, nazionale e locale. Per questo l’Obiettivo 17 dell’Agenda 2030, intitolato “Partnership per gli Obiettivi”, che mira a rinnovare il partenariato globale e locale per lo sviluppo sostenibile, non può fare a meno di impegnarsi per costruire e rafforzare una cultura ed una consapevolezza, capace anche “di pensare al nostro futuro e a quello di chi verrà domani.” Proprio come prova a fare il bando Generazioni, un incubatore di idee e progetti regionali dedicato al Trentino Alto Adige/Südtirol che promuove cultura a 360 gradi. Abbiamo provato a conoscere meglio le loro numerose e varie attività.
Di Alessandro Graziadei
Grazie della vostra disponibilità e del vostro tempo. Ci raccontate quando e perché è nato Generazioni?
Generazioni è un progetto culturale regionale nato ormai sei anni fa e ideato dall’impresa sociale Young Inside e Inside. Da anni ci occupavamo di progettazione culturale, proponendo e realizzando, insieme alla cittadinanza, festival partecipati e dando ascolto alle idee dal basso. Con il tempo, però, ci siamo accorti di un problema sempre più evidente: l’acuirsi del gap generazionale e la diffusione di un senso di “periferia” labile, mutevole e flessibile. Questo scollamento non si riduceva più alla semplice dicotomia città–campagna o centro–borgo, ma entrava nell’animo umano e comunitario, riguardando ciascuno di noi e dando vita a una moltiplicazione di “periferie”.
Abbiamo quindi deciso di focalizzarci su questo: creare ponti e favorire una comunicazione creativa tra generazioni differenti, per stimolare uno scambio di know-how e di capitale sociale all’interno della nostra regione. In questo modo abbiamo dato vita a un sistema di vasi comunicanti tra settore culturale e sociale, tra tradizione e innovazione e, naturalmente, tra generazioni diverse.
In cosa consiste e come si sviluppa il vostro progetto e perché avete scelto il nome “Generazioni”?
Generazioni è un progetto culturale che crede nella forza creativa delle persone, nel terzo settore e nella capacità trasformativa dei giovani. È un progetto positivo che vuole creare occasioni di incontro e scambio all’interno della regione, favorendo il dialogo non solo tra i creativi, ma anche tra associazioni, cooperative e cittadini.
Abbiamo scelto questo nome perché, pur avendo lavorato molto nel campo delle politiche giovanili, ci siamo resi conto che le contaminazioni sono fondamentali: i giovani non vivono in cluster separati dalle altre generazioni. Favorire il dialogo e il confronto è l’unico modo per innovare, progredire e portare nuova linfa vitale ai territori.
Abbiamo bisogno di contaminazioni, di uscire dagli schemi, di avvicinare età, ambiti e territori differenti. In fondo, il nome richiama anche all’azione, al mettersi in moto: è un invito a credere nel senso del fare, insieme.
Quanti progetti ed eventi territoriali avete già realizzato?
Negli anni abbiamo portato avanti più di 55 progetti che hanno toccato la regione da nord a sud ed abbiamo realizzato 68 eventi pubblici con una rassegna itinerante che puntava a fare e parlare di cultura a 360 gradi. Anche in questo caso, gli eventi venivano realizzati partendo dai territori, rispettando le loro vocazioni e le loro priorità culturali rilevate.
Molte delle vostre iniziative culturali provano a valorizzare le differenze, unire le persone, creare nuovi network, coltivare talenti e creare innovazione. Qual è stata la risposta della cittadinanza a questo vostro approccio?
La risposta negli anni è sempre stata molto buona, sia in termini numerici che di contaminazione tra realtà. La cosa interessante è che con il tempo sono nate collaborazioni tra progettisti trentini e altoatesini che hanno imparato a conoscersi proprio attraverso questo progetto. Un altro aspetto rilevante è senza dubbio la partecipazione di gruppi informali alle nostre call pubbliche. Ciò non è cosa ovvia o da dare per scontata, ma è da apprezzare la forza che anche simbolicamente essi rappresentano per un territorio. Sono persone che senza una struttura amministrativa e formale alle spalle, decidono infatti di provare a candidare e di proporre un’idea. Questi gruppi, senza nulla togliere alle associazioni, esprimono pienamente la vitalità di un territorio perché sono da considerarsi dei germogli di creatività da incoraggiare. Sono associazioni in potenza, sono imprese sociali in divenire. Sono un grande “chissà” a cui dare fiducia.
In un contesto culturale (non solo locale) che a volte sembra immutabile è quindi possibile pensare ad una rigenerazione urbana e sociale su base culturale? Rivitalizzare i territori con l’arte e la creatività è quindi possibile?
Non solo è possibile, ma è essenziale. La rigenerazione non funziona per comparti o cluster definiti: per essere reale, tangibile ed efficace deve essere un processo. Deve entrare in contatto con le persone, con gli abitanti, con i creativi e con i tecnici. Deve coinvolgere.
Gli spazi appartengono a chi li vive, perché sono gli esseri umani a plasmarli – o almeno dovrebbero – secondo le proprie necessità. La creatività fa parte della natura umana e ci identifica. Per questo rigenerare senza includere l’arte, la creatività o i saperi personali non ha alcun senso.
La cultura, inoltre, è talmente flessibile, adattabile e variegata da diventare lo strumento ideale per rivitalizzare spazi che, col tempo, possono assumere nuove identità e significati.
Ho personalmente avuto il piacere di seguire alcuni dei vostri incontri, in ogni occasione ho avuto l’impressione di uscirne non solo arricchito nei contenuti, ma con tanti spunti in testa e la voglia di saperne di più. È anche questo il fine ultimo di un progetto culturale come il vostro, ovvero trasmettere non solo conoscenze, ma anche la voglia di porsi nuovi interrogativi?
Sì, esatto. Sono contenta di questa tua impressione. Spesso creiamo incontri non per avere risposte ma per favorire nuove domande, per provare a metterci nei panni dell’altro, per provare a fare in un contesto comunitario, quel passetto in più. Negli eventi abbiamo sempre cercato di mischiare punti di vista differenti per mischiare i target in modo che ognuno possa scoprire qualcosa anche nel relatore che magari non conosceva e portarsi via, perché no, anche un confronto generazionale.
Si è da poco chiusa una vostra call denominata riGENERA un’iniziativa nata per dare valore alle micro azioni di prossimità. Azioni semplici, poetiche, concrete. Piccoli gesti che parlano di sostenibilità, cura, relazioni e partecipazione. Ci raccontate come è andata?
Rigenera è una fase nuova di Generazioni, un progetto nel quale ha creduto fortemente la Regione Trentino Alto Adige Südtirol E’ un progetto nuovo , che mantiene saldi il nostro “saper fare” ma si evolve. Rigenera è davvero un progetto per tutti, che non parla a chi fa il progettista culturale o ha l’ambizione di diventarlo, ma parla ai cittadini e vuole dare spazio alle manifestazioni leggere, libere, spontanee per riflettere in maniera agile sull’Agenda 2030. Gli obiettivi dell’Agenda parlano a noi tutti e quindi perché non provare a far sì che le persone possano provare a proporre una piccolissima azione. Un piccolo progetto che però favorisca la partecipazione, la comunità, lo stare insieme, la riflessione. Rigenera è un appello a tutte e tutti. Servono le abilità, le competenze e la fantasia di tutti per creare consapevolezza, unione e partecipazione.
La call è andata molto bene. In un mese sono arrivate a noi 72 candidature che simboleggiano la vitalità di una regione che in piena estate ha deciso di provare a dire la propria in termini di sostenibilità. La creatività non manca ed ora è tempo per lasciar parlare, con le azioni, i sei progetti selezionati.
Aprire nuove strade e promuovere nuove forme di partecipazione è un lavoro affascinante, ma anche molto complesso. Se doveste fare un bilancio di questi primi ed intensi anni di attività, qual è il progetto al quale siete più legati e la soddisfazione più grande che Generazioni ha ottenuto?
E’ una domanda molto difficile. Negli anni forse, ciò che ci rende più fieri è il rapporto umano. Abbiamo visto persone crescere, diventare “grandi”. Ragazze/i aprirsi a strade professionali, ragazze/i che aspettavano solo che qualcuno desse a loro ascolto, fiducia, possibilità. Abbiamo incontrato persone e realtà associative creare spazi che oggi sono pieni di creatività e frequentati. Abbiamo conosciuto e seguito progettisti che, con determinazione, in seguito all’esperienza maturata anche tramite i progetti supportati, hanno aperto una propria azienda creativa. Abbiamo ascoltato storie, titubanze, abbiamo visto posti incredibili dove il “vuoto” , il silenzio, è diventato pieno di proposte e di speranza. Abbiamo ascoltate e forse, un pochino, nel nostro piccolo, aiutato queste idee a crescere a lievitare. Questo è ciò che ci rende più felici.
Quale invece la difficoltà più grossa che avete incontrato?
La difficoltà principale è legata agli aspetti burocratici e istituzionali. Con le istituzioni abbiamo un ottimo rapporto, ma sappiamo che la macchina amministrativa ha tempi e modalità che spesso non coincidono con le esigenze più immediate delle comunità. È un dialogo continuo, talvolta complesso, ma sempre necessario per dare un senso condiviso alle priorità politiche e territoriali. Crediamo che lavorare in sinergia tra pubblico e privato sia fondamentale per ottimizzare le risorse e rendere più efficaci i progetti.
Quali sono i vostri prossimi progetti?
Continueremo con il progetto Rigenera, seguiremo i progettisti passo passo e, sono sicura, questo progetto ci offrirà l’occasione per osservare da un’angolazione ancora diversa, questa regione. Saremo a contatto con la laboriosità delle associazioni, dei gruppi e vedremo anche come le micro azioni di prossimità possono rivitalizzare i territori. A fine novembre inoltre ci sarà la giornata di chiusura del progetto. Ci sarà spazio per le scuole, per un confronto con le associazioni, e un momento di dibattito con ospiti nazionali per parlare in maniera semplice e “pop” dei grandi temi dell’Agenda 2030.
Ancora grazie per il tempo che ci avete dedicato e per la vostra capacità di unire le persone e creare nuovi modi di vivere, pensare e partecipare la cultura e lo spazio pubblico.
Grazie a voi per lo spazio che ci avete dato e per il vostro ascolto.


