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Abitare la Terra 2030 è un servizio di informazione gratuito curato da Fondazione Fontana onlus e sostenuto dal Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani assieme al Non Profit Network-CSV Trentino. Fondato sui temi della promozione e sviluppo del volontariato, della cooperazione internazionale e tutela dei diritti e promozione della pace, si muove nella cornice dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.

Trento accoglie Olga Karatch, attivista per la Pace e i diritti umani

Martedì 5 marzo 2024, a Trento, si terranno due iniziative con la giornalista, politologa e attivista bielorussa Olga Karatch, vincitrice del Premio Langer 2023. Un riconoscimento assegnatole per il suo lavoro a favore della Pace, dei diritti umani e della democrazia.

Nella mattinata, Karatch incontrerà gli studenti dell’istituto Sophie Scholl di Trento, mentre nel pomeriggio, dalle 18.00 in poi, condividerà la propria esperienza di attivista e dissidente politica in un evento aperto al pubblico, che verrà ospitato presso la Sala Falconetto di Palazzo Geremia, a Trento.

Di Marzio Fait

Olga Karatch e la rete Nash Dom

Olga Karatch è nata nel 1979 nella città bielorussa di Vitebsk. È una delle attiviste bielorusse più riconosciute ed è la direttrice del movimento per i diritti civili “Nash Dom” (traducibile in italiano con “La nostra casa” nda), un’organizzazione a cui attualmente aderiscono più di ventitré gruppi di volontari in una ventina di città della Bielorussa e dell’Ucraina.

Nash Dom si prefigge l’obiettivo di trasformare la società bielorussa con azioni non violente e di aumentare l’influenza dei cittadini nei processi decisionali. Tra le varie attività, Nash Dom cura un giornale, che mira a smuovere la coscienza civica dei cittadini e a sensibilizzarli in merito alla questione della partecipazione e dei diritti umani. Ma non solo, l’organizzazione supporta i cittadini nel corso di udienze in tribunale e nei casi di oppressione, offrendo assistenza nella scrittura di lettere d’appello o nell’organizzazione di petizioni.

Con lo scoppio della guerra tra Ucraina e Russia, Nash Dom ha promosso la campagna “No means no”. Sebbene il motto tragga origine dai movimenti e dalle lotte femministe, la campagna si rivolge a tutte quelle persone che reclamano il diritto a non toccare le armi, a fare obiezione di coscienza o a disertare.

Con il tempo, “No means no” ha dato dimostrazione della propria efficacia. Come riportato nell’estate scorsa da Rivista Missioni Consolata, grazie alla campagna di comunicazione di Nash Dom, si sarebbero arruolati solo 6mila giovani bielorussi, nonostante il ministro della Difesa abbia inviato oltre 43mila cartoline di chiamata alle armi.

Proprio per il suo operato, per la sua attenzione ai diritti umani, e per il suo impegno a favore della democrazia e della non violenza, Karatch è stata più volte torturata e incarcerata dal regime bielorusso: dal 2011 vive in esilio a Vilnius, da dove prosegue la sua attività non violenta e coordina le attività di Nash Dom. Su di lei pendono un’accusa di terrorismo e il concreto rischio di una condanna a morte.

Illustrazione di Olga Karatch, realizzata da Mauro Biani.

Illustrazione di Olga Karatch, realizzata da Mauro Biani in occasione del Premio Langer.

Il problema dell’asilo

Il 18 agosto scorso la Lituania ha negato l’asilo politico ad Olga Karatch, definendola una persona “che rappresenta una minaccia per la sicurezza nazionale della Repubblica di Lituania”, anche a causa delle sue posizioni contrarie alle armi e alla coscrizione obbligatoria.

Negli ultimi tempi, la questione dell’asilo politico è diventata un argomento cruciale in Lituania: le persecuzioni e il clima d’odio nei confronti dei migranti, dei profughi, degli attivisti e degli obiettori di coscienza bielorussi stanno aumentando, con la giustificazione, addotta dalla classe politica lituana, che rappresenterebbero una minaccia per la sicurezza e il quieto vivere del Paese. Come riporta la stessa Nash Dom, si sono registrati numerosi casi di incitamento all’odio da parte della classe politica lituana nei confronti dei bielorussi: 1.700 di loro sarebbero stati bollati come una minaccia per la sicurezza nazionale.

A seguito del diniego dell’asilo politico per Olga Karatch, è stata lanciata la campagna internazionale “#protection4olga” per chiedere una revisione del provvedimento. Grazie alla pressione della società civile e di alcuni esponenti politici europei, la Lituania le ha rinnovato temporaneamente il permesso di soggiorno. Una soluzione provvisoria, quella adottata dalla Lituania, che stride con le cause e i valori portati avanti dall’Unione Europea. Ma soprattutto, una decisione monca, che non assicura ad Olga Karatch la dovuta protezione e che la espone ad eventuali emendamenti.

Il Premio Langer ad Olga Karatch

Proprio per il suo operato a favore della Pace, dei diritti umani e della democrazia, la Fondazione Alexander Langer Stiftung ha deciso di assegnarle l’omonimo Premio. Un riconoscimento, che mira a sostenere quelle persone, che con la loro opera, contribuiscono a mantenere viva l’eredità del pensiero di Alexander Langer e a proseguire il suo impegno civile, culturale e politico.

La premiazione ufficiale si terrà a Bolzano domenica 3 marzo.

Durante la cerimonia di assegnazione del Premio, il Comitato scientifico della Fondazione, farà una menzione speciale all’organizzazione ZMINA, un’organizzazione non governativa, impegnata nella promozione dei diritti umani, nella difesa dello Stato di diritto e dei valori democratici della società civile in Ucraina. ZMINA fa parte di una più ampia coalizione di organizzazioni per i diritti civili e umani ed è anche molto attiva nella difesa dei diritti delle minoranze etniche e sessuali, come la popolazione tatara e le persone LGBTQ+.

Oltre alla giornata di martedì 5 marzo, a Trento, sono previste numerose iniziative: alcune si sono già svolte, come l’incontro a Montecitorio, a Roma, altre si terranno nei prossimi giorni: il 2 marzo, Karatch si recerà a Vipiteno, luogo di nascita di Langer; poi si sposterà a Venezia, Treviso, Trieste e Milano.

L’incontro di martedì a Trento è reso possibile grazie alla collaborazione tra la Fondazione Alex Langer Stiftung, il Consiglio della Provincia Autonoma di Trento, il Forum trentino per la pace e i diritti umani, il Movimento Nonviolento, Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa, il Centro per la Cooperazione Internazionale, Viração&Jangada e Yaku.