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Chi siamo

Abitare la Terra 2030 è un servizio di informazione gratuito curato da Fondazione Fontana onlus e sostenuto dal Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani assieme al Non Profit Network-CSV Trentino. Fondato sui temi della promozione e sviluppo del volontariato, della cooperazione internazionale e tutela dei diritti e promozione della pace, si muove nella cornice dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.

“Dalla ferita alla comunità”

Tra gli Obiettivi dell’Agenda 2030 il numero 16 mira a ottenere società pacifiche e inclusive entro il 2030. Un impegno importante che molte realtà del territorio provinciale perseguono, a cominciare dalla Fondazione Sant’Ignazio che dal 1998 collega i molti enti nati attorno a Villa S. Ignazio dalla fine degli anni ’60 in poi, da quando la vecchia Casa di Esercizi si era aperta ai grandi cambiamenti sociali, culturali e spirituali del tempo, in ascolto e dialogo con i nuovi fermenti del mondo di allora e cominciava a diventare un luogo di incontro fra persone che hanno fatto della diversità una risorsa. La spiritualità ignaziana ha così ispirato non solo cammini spirituali, ma anche il pensiero e l’attenzione ai temi della giustizia legati al mondo dei più poveri, nella città e nel mondo . Abitare la Terra 2030 ha incontrato alcune delle persone che animano le sue attività e che hanno risposto coralmente alle nostre domande.

Di Alessandro Graziadei

Incominciamo da un po’ di storia di questa istituzione. Villa S. Ignazio viene costruita nel 1929 come Casa di Esercizi Spirituali e poi?

FVSI: Verso gli anni ‘60 diventa anche Opera di orientamento vocazionale per giovani e iniziano ad arrivare sempre più frequenti richieste di accoglienza da parte di persone con problemi abitativi.

Nel 1968  la grande svolta: sull’onda del Concilio Vaticano II e del rinnovamento della Compagnia di Gesù sotto la guida del padre Pedro Arrupe, inizia il  dialogo con i movimenti operai e studenteschi e si aprono le porte a chi non ha casa, a chi vive in difficoltà e a gruppi in formazione e ricerca. Porte che non verranno più chiuse.

L’accoglienza delle persone in disagio conduce presto alla necessità di dotarsi di strumenti adatti, di curare la formazione e fomentare il pensiero critico sulle cause del disagio: di quel periodo è la nascita della prima Cooperativa e poi di seguito delle altre associazioni su fronti diversi.

Quando nel 1998 nasce la Fondazione Sant’Ignazio qual era l’obiettivo?

FVSI: Gli animatori del progetto avevano intuito che le relazioni che nascono tra le persone  appartenenti ai diversi Enti, con compiti e finalità diverse, sono fonte di riflessioni e di azioni condivise, motore di cambiamento personale e sociale, punto di partenza per un pensiero plurale sul mondo.

La Fondazione sin dalla sua costituzione si è posta in dialogo con la città e la Chiesa locale desiderando mettere a frutto la ricchezza dei diversi Enti, delle loro particolari ispirazioni, dei loro membri, dei loro destinatari, incoraggiandone l’autonomia e la creatività e proponendosi come tramite all’ispirazione ignaziana considerata un valore aggiunto sul piano della spiritualità, della cultura, della formazione e più in specifico della promozione della giustizia sociale.

Oggi il suo obiettivo è sempre lo stesso?

FVSI:  Oggi come allora la vicinanza e la condivisione quotidiana con le persone più svantaggiate, che talvolta diventa anche amicizia, sono congiunte alla riflessione, alla lettura critica della realtà ed alla proposta di cambiamento.

Che ruolo ha avuto la figura di Padre Livio Passalacqua in questo percorso che ha aperto le porte alle persone in disagio e a chi se ne è fatto carico?

FVSI: Cruciale, in quanto padre Livio Passalacqua ha saputo osservare i cambiamenti sociali della città fornendo risposte ai bisogni sociali, culturali ed economici.

In cosa consiste la spiritualità ignaziana e qual è la sua visione?

FVSI: La spiritualità ignaziana, basata sulle pratiche spirituali sviluppate da Sant’Ignazio di Loyola, si focalizza sull’esperienza personale di Dio attraverso la preghiera, la riflessione e il discernimento. Essa enfatizza l'”esercizio spirituale” come strumento per discernere la volontà di Dio nelle proprie vite. La visione ignaziana incoraggia l’individuo a coltivare una relazione personale con Dio, cercando di trovare Dio in tutte le cose e servendo gli altri con amore e compassione. La spiritualità ignaziana promuove anche una profonda consapevolezza di sé e un impegno verso la giustizia sociale e la cura del creato.

Quante sono e quali sono oggi le realtà che fanno parte di questa grande famiglia ignaziana?

FVSI: Ad oggi sono 20 gli enti aderenti: tre cooperative di solidarietà sociale che si occupano di accoglienza e formazione al lavoro (Coop. Villa S. Ignazio, Coop. Samuele e Coop. Forchetta & Rastrello), una organizzazione per l’accoglienza dei rifugiati (Centro Astalli di Trento), due associazioni di volontari che operano nella marginalità di strada (Volontarinstrada e L’Altrastrada). Con base a Villa Angaran San Giuseppe (Bassano del Grappa), aderisce alla Fondazione anche Rete Pictor, un’impresa sociale che promuove inclusione sociale nel campo della disabilità e dell’accoglienza di minori e famiglie in situazione di disagio.

Vi sono poi associazioni, formate quasi interamente da volontari, che promuovono la spiritualità ignaziana (Diaconia della Fede) con particolare attenzione al radicamento nella vita interiore secondo il metodo degli Esercizi Spirituali e della Pedagogia Ignaziana; il volontariato e la solidarietà internazionale (Amici di Villa S. Ignazio), la valorizzazione delle opere e degli scritti del pittore gesuita Mario Venzo (Associazione Fratel Venzo), la musica sacra (Coro polifonico Ignaziano). Enti che propongono percorsi di formazione e di crescita personale nel campo della psicologia e dei servizi alla persona (Laboratorio di Educazione al Dialogo, Arkè e Servizio Consulenza Pedagogica); Enti legati a due particolari figure storiche di gesuiti trentini (Associazione P. Eusebio Chini e Centro Studi Martino Martini); gli organizzatori del film festival Religion Today (Associazione Bianconero) e tre comunità fuori dal Trentino legate a Villa S. Ignazio (Amici di Villa S. Giuseppe, Comunità di Capodarco Padre Gigi Movia e Amici di Bagni Froy).

Le attività di queste organizzazioni sono quasi tutte dirette alla crescita della “persona”, colta in una visione globale dei suoi bisogni materiali, culturali, spirituali e relazionali. Con quali ricadute sulla società trentina?

FVSI: Le ricadute si misurano sul rafforzamento del ruolo che continua ad avere Villa Sant’Ignazio rispetto alla modalità di accoglienza. Molti dei bisogni ai quali risponde non sono sempre facilmente identificabili, è per questo che la struttura è diventata punto di riferimento per persone che altrimenti non avrebbero accoglienza.

La Fondazione quindi è una struttura “leggera”, un luogo di confronto, di stimolo, di approfondimento, ma anche di servizio diretto alle persone più fragili del nostro territorio, che mette a disposizione degli Enti il suo patrimonio immobiliare per il raggiungimento dei fini?

FVSI: Sono molti nella Provincia dei Gesuiti alla quale apparteniamo i luoghi dove si è dato vita ad alleanze speciali fra Gesuiti e Organizzazioni esterne, per fare in modo che i beni della Compagnia continuassero ad essere patrimonio dei poveri. Spesso per questi beni sono pervenute offerte di acquisto da parte di imprenditori che li avrebbero utilizzati per fini speculativi e miranti a produrre nuovi redditi.

Sempre la Compagnia ha sottolineato che i percorsi realizzati per il perfezionamento di queste alleanze non dovevano considerarsi come operazioni immobiliari ma una concreta possibilità di rendere i poveri padroni di casa. Normalmente la Compagnia mette a disposizione gli immobili attraverso lo strumento del comodato. È bene sapere che il comodato rappresenta, secondo il codice civile, una vera e propria alienazione, anche se in senso ampio. Si tratta infatti di atti complessi che richiedono, oltre che contributi tecnici, riflessione e discernimento. Questo aiuta a comprendere meglio l’importanza della fiducia e della doppia lealtà che ne deriva – che viene riposta in coloro a cui il bene viene affidato, perché “questo patrimonio dei poveri nel Signore” sia gestito al meglio e, per dirla con Papa Francesco, sia “strumento per curare le ferite ed essere capaci di prossimità”.

In un bell’intervento fatto alla festa di Sant’Ignazio nel 2021 Mauro Bossi SJ, partendo dal Vangelo di Luca, ci racconta come la vulnerabilità possa aprire ad un modello etico diverso, capace di considerare la ferita personale una potenziale risorsa per la comunità. Un’etica della cura che fa “comunità” partendo dai bisogni e che sembra caratterizzare molte delle realtà legate alla Fondazione. È quindi la risposta ai bisogni dei più fragili che definisce una comunità giusta?

FVSI: La risposta ai bisogni dei più fragili diventa quindi un pilastro fondamentale per definire una comunità giusta, poiché si concentra sull’inclusione e sulla valorizzazione di ogni individuo, riconoscendo la dignità e la diversità di ciascuno.

Grazie per il vostro tempo e per il vostro impegno in nome di una società trentina più pacifica e inclusiva!